Questo libro di Max Horkheimer, uno dei più celebri esponenti della Scuola di Francoforte, è da considerarsi la sua autobiografia culturale. La conversazione con Otmar Hersche gli permette di condurre una critica serrata a Marx, sviluppando ulteriormente la celebre “teoria critica” che fin dagli anni Trenta lo aveva portato, in collaborazione con Adorno, verso una correzione dei dogmi marxisti.
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Fulcro concettuale e terminologico, le Lezioni di Hegel sulla storia della filosofia presentano, con linguaggio chiaro e andamento fluido, il cardine del suo sistema: l’idea, lo Spirito, come totalità organica e vivente che nel suo sviluppo processuale perviene a determinazioni sempre più ricche e definite. Più l’idea, l’Assoluto, progredisce, più la filosofia – e la storia della filosofia – perviene a concetti determinati e sviluppa il proprio sistema, contraddistinto da un’intrinseca necessità.
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Il primo trattato organico sull’ateismo dell’età moderna. Estremizzando i precetti illuministi, Helvetius postula un materialismo integrale. La sua filosofia è volta alla ricerca di una morale che non trova più il suo fondamento in Dio o nei valori spirituali, ma esclusivamente nella stessa costituzione materiale dell’uomo. Riconducendo l’anima alla sensazione e mettendo in rapporto l’ambiente e le strutture sociali, Helvétius si configura come uno degli anticipatori della scienza dell’uomo e la sua principale opera, Dello Spirito, uno dei grandi classici della critica antropologica illuminista.
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Considerato il lavoro storiografico di maggior rilievo di Cassirer, Storia della filosofia moderna si interroga sul problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza, spaziando dall’età umanistica alla prima metà del Novecento.
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Etica atea per un partito filosofico, pronto ad agire nell’epoca giusta. Questo libro espone la novella dell’ateismo maturo di cui Voltaire si è fatto cantore. A metà del Settecento, infatti, il pensiero europeo compie il definitivo distacco dalla tutela di un dio unico, soggetto onnipotente, libero, mente pura di un sapere inaccessibile all’uomo.
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Nel 1923 vengono pubblicati Marxismo e filosofia di Karl Korsch e Storia e coscienza di classe di György Lukács. Per una singolare coincidenza le due opere escono nel medesimo anno e subiscono entrambe lo stesso destino. Contrastati dall’ortodossia socialdemocratica e comunista, tacciati di idealismo e revisionismo, i due più importanti contributi filosofici del “marxismo occidentale” verranno praticamente ignorati fino a qualche anno fa.
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Un’opera fondamentale, che, mostrando la moltitudine di possibilità e i limiti della conoscenza e rifiutando ogni forma di dogmatismo acritico, incarna la crisi delle certezze che permea lo spirito del XX secolo.
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Questo volumetto viene scritto da Lukács subito dopo la morte di Lenin per il bisogno spontaneo di fissare teoricamente ciò che considerava essenziale: il centro della sua personalità intellettuale. Perciò il sottotitolo Unità e coerenza del suo pensiero, a indicare che Lukács non intendeva riprodurre il sistema oggettivo, teorico, di Lenin, ma quelle forze motrici, di tipo oggettivo e soggettivo, che avevano permesso questa sistemazione, la loro incarnazione nella persona e negli atti di Lenin.
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In quattro volumi l’ultima opera del più grande filosofo marxista del Novecento. Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale, una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. L’Ontologia dell’essere sociale è l’opera sistematica cui Lukács attese negli ultimi anni della sua vita.
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